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UN RICORDO DEL PASSATO

  • FRED
  • 2 giu 2017
  • Tempo di lettura: 30 min

Il mito della Grande nevicata Trent’anni fa la città paralizzata

Gennaio 1985: crolli a Palasport e Vigorelli, aeroporti bloccati, scuole chiuse per una settimana, carri armati usati come spazzaneve. E la straordinaria reazione dei milanesi

La nevicata del 1985 è un buon esempio di come funziona la nostra memoria. Basta provare a chiedere in giro, e si scopre che oggi è difficile trovare qualcuno che non la ricordi con un certo affetto, quella Milano immersa nella grande magia: l’atmosfera rarefatta, niente auto per le strade, pareti di neve alte ben oltre il metro (la precipitazione fu di circa 90 centimetri), genitori che si trascinavano grappoli di bambini a bordo di bob e slittini. E poi, gente in giro con gli sci da fondo e pupazzi di neve, dappertutto. In piazzale Brescia, i ragazzi della zona costruirono un igloo in cui si poteva stare in piedi. Nei ricordi, il meglio era quell’atmosfera da limbo: per molti era impossibile andare a lavorare e le scuole rimasero serrate, alcune per una settimana intera, in una sospensione inattesa e un po’ irreale dal quotidiano. Il tempo stesso era sospeso, quelle circa 72 ore in tanti le ricordano come lunghissime: «Ma quanto è durata? Due settimane

E venne il grande gelo: dettagliata cronaca del gennaio 1985

Il giorno 13 gennaio, infatti, cominciano le nevicate, dapprima al Nord ed al Centro, poi solo al Nord.

Alle 8 del mattino il Giornale Radio dice testualmente: "I meteorologi sono ancora incerti sulla possibilità che entri un'ondata di gelo dalla Russia".

Alle 20 di sera, invece, dice : "I meteorologi affermano che NON vi sarà alcuna ondata di gelo dalla Russia".

Questi errori previsionali, ad appena 24 ore di distanza, mostrano che la situazione non è cambiata di molto, malgrado i progressi modellistici degli ultimi 21 anni: le situazioni di tempo da est continuano ad essere "mal digerite" dagli elaboratori elettronici, e tutti gli errori compiuti durante l'ondata di freddo del 1985 si ripetono puntualmente anche nelle previsioni delle ondate di freddo dei giorni nostri.

Ecco le temperature del 13 gennaio:

Bolzano -11°/-1°, Torino -9°/-4°, Cuneo -7°/-6°, Milano -12°/-3°, Trieste 0°/+4°, Venezia -9°/+2°, Bologna -14°/-5°, Genova:-3°/+1°, Pisa -9°/+4°, Firenze -13°/+2° (-5° la minima allo Ximeniano), Perugia -5°/+2°, Ancona -10°/+2°, Pescara -7°/+8°, Roma -4°/+7°, Campobasso -5°/+3°, Napoli -2°/+6°, Bari -3°/+9°, Potenza -9°/+2°.

Deboli, pochi cm, inizialmente, le nevicate in Val Padana.

Nevica, invece, a tratti abbondantemente, su tutta la pianura della Toscana, ma la precipitazione, dal pomeriggio, si trasforma localmente in pioggia, mentre in altre zone cessa.

A Pisa cadono in mattinata 5 cm di neve, molto più bagnata di quella dell'8 gennaio, sufficiente comunque a creare disagi al traffico e a provocare molti ritardi nei voli all'aeroporto. A fine mattinata cade qualche goccia di pioggia ma poi cessa ogni precipitazione e in serata, col termometro che va decisamente sopra zero, la neve si scioglie e la città riprende il suo aspetto consueto, lastre di ghiaccio in Arno a parte.

Una decina di centimetri di neve fresca imbiancano le zone nord ed est di Livorno, minore l'accumulo in centro.

Leggere nevicate sulla Firenze-Mare, va molto peggio sull'Autostrada della Cisa, investita nel tratto Lunigianese da una bufera con accumuli intorno al mezzo metro a 500 metri di quota.

Neve dalle 9 alle 11 in Versilia, molto bagnata, per cui non attecchisce sulla costa, mentre vi riesce sulla collina, dove nevica anche nel pomeriggio, quando invece a Viareggio e Pietrasanta piove. Sette ore di neve, dalle 6 alle 13, a Lucca, mentre la nevicata prosegue tutto il giorno in Media Valle del Serchio e Garfagnana.

Verso sera, chiuderanno gli aeroporti di Milano e Bergamo; chiuderà anche quello di Bologna, mentre nel pomeriggio chiude anche l'aeroporto genovese "Cristoforo Colombo", per la bufera di neve che avvolge la città.

I quasi 15°C raggiunti ad Ajaccio e Bastia sono indicativi del cambiamento in atto sul Mediterraneo, ma il cuscinetto freddo che si è formato al nord sta per produrre un evento memorabile.

13 gennaio: la depressione centrata sul Mare di Corsica alimentata dall'aria fredda che continua ad affluire da nord, causa le copiose precipitazioni, nevose, che cominciano a cadere al Nord.

Il 14 gennaio, infatti, cominciano i grossi problemi al Nord Italia.

Le temperature restano rigide al Nord Italia, mentre si scaldano lentamente al Centro-Sud.

Bolzano -5 /-2°, Torino -6°/-1°, Cuneo -7°/-2°, Milano -3°/-1°, Trieste -4°/-1°, Venezia -3°/-2°, Bologna -6°/-2°, Genova -2°/+4°, Firenze +1°/+4°, Perugia -2°/+3°, Ancona -5°/+3°, Roma +3°/+12°.

Forti bufere di neve colpiscono l'Appennino Tosco-Emiliano; a Milano nella notte erano caduti già 25-30 cm di neve, ma alle 12 la neve raggiunge i 40 cm di altezza, e sale a vista d'occhio!

La precipitazione è molto più intensa in pianura che non sulle Alpi; nevica forte anche a Trento; gela parzialmente il porto di Genova, dove continua a nevicare.

650 soldati vengono reclutati per sgomberare le vie di Milano dalla neve, ma è tempo perso, perché la precipitazione prosegue intensissima, e riempie di nuovo le vie di uno spesso manto bianco.

Baroni, ad una trasmissione televisiva serale, è addirittura catastrofico: afferma che la situazione barica è identica a quella delle prime due decadi di febbraio del 1956, quando Roma ebbe 10 giorni di neve, anzi, i divari barici sono ancora peggiori.

"I meteorologi sono preoccupati", afferma, "perché nel 1976 hanno provato che i cicli di Milankovitch sono esatti. Ogni 100 mila anni c'è un'Era Glaciale, seguita da 10 mila anni di interglaciale, e, adesso, questo periodo è finito. Basterebbe un'Estate fredda, non in grado di sciogliere tutta la neve dell'inverno, e ciò potrebbe costituire una ottima "memoria" per creare un altro inverno rigido. Una serie di 2-3 inverni rigidi potrebbe essere in grado di innescare una nuova glaciazione!".

Dunque, 21 anni fa, queste erano le preoccupazioni degli scienziati, mentre l'Effetto Serra era relegato ad una marginale ipotesi di lavoro discussa solo raramente tra gli specialisti: allora, il clima era in fase di raffreddamento!

14 gennaio: la depressione al suolo si sposta sul Mar Ligure, mentre quella in quota è sulla Francia. Condizioni sempre di severo maltempo al Nord, mentre al Centro-Sud i venti cominciano a ruotare dai quadranti meridionali e le temperature a rialzarsi.

Il 15 gennaio, Varese si trova sepolta da 62 cm di neve, la quantità più alta almeno dal dopoguerra. Infatti, il record precedente erano i 60 cm del 1978.

Ad Udine la neve è alta 40 cm; Vicenza è a 40 cm, 50 cm a Belluno. A Padova, Treviso, Rovigo: 10-20 cm; a Verona 30 cm.

In crisi anche la provincia di Vercelli e quella di Torino; incredibilmente, invece, mentre nella bassa Valtellina nevica, in quella alta Bormio attende i prossimi mondiali di sci privo di neve!

Comincia anche un certo riscaldamento in alcune zone lombarde: inizia a piovere nel mantovano e sul Garda, mentre continua la neve a Milano.

Le temperature restano sotto zero solo in Pianura Padana ed in Liguria, ove resiste la bufera di neve, altrove scaldano rapidamente. A Pisa città si registrano +4°/+6° il 14 gennaio e +2°/+6° il 15 gennaio, con pioggia abbondante.

30 cm di neve cadono anche a Vienna.

La sera del 15 gennaio vi sono 70 cm di neve a Milano, 90 cm a Bologna città e 130 cm sulle colline bolognesi, fino a 130 cm a Trento città.

Il 15 gennaio la goccia fredda punta verso il Nord Africa, sull'Italia si attivano forti correnti meridionali che innalzano la temperatura al Centro-Sud, ma al Nord, il freddo intrappolato nei bassi strati, causa ancora imponenti nevicate.

Il 16 gennaio si concludono le nevicate sul Nord Italia.

A Milano, dopo 4 giorni e tre notti consecutivi di neve, il manto bianco è alto dai 70 ai 100 cm, crolla la copertura appena costruita del "Vigorelli", per il peso della neve.

A Trento, con 150 cm di neve, viene superato, di poco, il record del 1929.

Si fanno i confronti, a Milano, con le ondate di neve del passato. Nell'inverno gelido del 1894-95 caddero 91 cm di neve, in 25 giorni nevosi. Nel 1886-87, ne caddero 73 cm, in 13 giorni di neve. Il 16 febbraio 1933, la città era coperta da una coltre bianca alta 80 cm.

16 gennaio: l'Europa esce dalla morsa del gelo, mentre una "pugnalata" fredda entra fin nel deserto algerino. L'Italia è ormai dominata dal richiamo di venti caldi sa Sud. Tutte le mappe presenti in questo reportage sono state realizzate su dati di base NCEP/NCAR con il contributo di Alessandro Mandelli e Massimo Aceti.

Così si conclude questa cronaca degli avvenimenti del gennaio 1985, sperando che gli affezionati lettori l'abbiano gradita. Si è trattato di un'ondata di freddo eccezionale, per il Centro-Nord, come eccezionAli sono state le nevicate del 6 gennaio nel Lazio, dell'8 gennaio in Toscana, del 13-16 gennaio al nord.

La speranza di noi meteofili è che qualcosa del genere possa ripetersi negli inverni futuri, anche se non sarà facile toccare gli estremi termici di quell'incredibile gennaio.

CHIARI (BS) NEVICATA GENNAIO 1985

BRESCIA NEVICATA DEL GENNAIO 1985

VICENZA NEVICATA GENNAIO 1985

FAENZA (RA) NEVICATA GENNAIO 1985

LO STORICO GENNAIO 1985

METEOSAT DAL 1 AL 17 GENNAIO 1985

GENNAIO 2014 VID.N 1

GENNAIO 2014 VID.N 2

GENNAIO 2014 VID N 3

BLIZZARD BUFFALO 17/19 NOVEMBRE 2009

IL NEVONE DEL FEBBRAIO 2012

Il freddo siberiano dell'indimenticabile febbraio 2012: la neve tra l'Emilia e le regioni Adriatiche

Il febbraio 2012 non è ricordato soltanto per il ritorno della neve a Roma dopo circa 25 anni, ma anche e soprattutto per le straordinarie ed incessanti nevicate che hanno colpito le regioni adriatiche centrali fino alla Romagna e l'Emilia, con record di accumuli nevosi in qualche caso secolari.

Le nevicate sono iniziate il 31 gennaio, colpendo però soprattutto il Nord Ovest e sull'altro versante solo parte dell'Emilia, della Romagna e delle Marche.

Con il primo febbraio si comincia a fare sul serio.

Ecco come si presentava Bologna il 2 febbraio dopo due giorni di nevicata.

BOLOGNA FEBBRAIO 2012

Ma si era solo agli inizi. Su tutto il versante adriatico continua a nevicare, ed ecco il 4 febbraio come si presentava Frontone, sull'Appennino marchigiano.

FRONTONE APPENNINO MARCHE

Il 4 febbraio tutta l'attenzione mediatica si sposta su Roma, per la più grande nevicata cittadina degli ultimi 25 anni, ma continua a nevicare anche lungo l'Adriatico e soprattutto nella pianura romagnola si vive una situazione d'emergenza. Ecco come si presentava il 5 febbraio la campagna ravennate.

LE CAMPAGNE DI RAVENNA

Il colore della foto sottostante potrebbe indurre a pensare che si riferisca al gelido e nevoso febbraio del 1929, invece è Urbino il 5 febbraio 2012!

URBINO

Pur con qualche ovvia pausa, continuerà a nevicare ancora per una settimana, questa è Teramo l'11 febbraio.

TERAMO

A fine evento in Romagna gli accumuli di neve sono mostruosi anche in pianura, questa è Cesena l'11 febbraio.

CESENA

Non dimentichiamo che ingentissime nevicate hanno colpito quel mese non solo il versante adriatico centro-settentrionale, ma anche gran parte del Centro Italia tirrenico, Umbria e Lazio ma anche Toscana, e più a sud il Molise, la Basilicata, l'entroterra campano, il nord della Puglia e della Sardegna.

Ecco come si presentava l'Italia in uno scatto satellitare del 13 febbraio.

13 FEBBRAIO 2012 L'ITALIA VISTA DAL SATELLITE

L'ondata di gelo e neve ebbe termine il 15 febbraio, la seconda parte del mese fu addirittura calda, ma il mese nel suo complesso risultà il più freddo, in febbraio, degli ultimi 20 anni.

Per chi volesse rivivere l'epopea fredda e nevosa di quel mese ormai storico, tutti gli articoli ad essa dedicati su MeteoGiornale sono sono raggruppati nel tema Freddo siberiano, una settimana senza tregua tra gelo e neve.

IL NEVONE ORA PER ORA IN EMILIA ROMAGNA

31 gennaio

Nelle prime ore del 31 gennaio una prima debole fascia di precipitazione interessa, da ovest, le province di Piacenza e Parma. Dalle 9 la regione viene interessata da una precipitazione proveniente dall’Appennino orientale e, da ovest, da un sistema che, muovendosi verso est, si estende all’intero territorio regionale nelle ore successive. Nel corso del pomeriggio le precipitazioni si verificano sull’intera regione. Fasce di precipitazioni più intense si osservano dapprima nel Parmense e successivamente si estendono alle province di Reggio Emilia, Modena e Bologna. In serata le precipitazioni si intensificano su tutta la regione e si rinforzano ulteriormente sulla parte orientale della regione.

1 febbraio

Nella notte un altro impulso investe da sud-ovest la Regione, proseguendo le precipitazioni su tutto il territorio. Di maggiore intensità si registrano quelle nella parte centro occidentale e in Romagna nelle zone collinari. Si osserva, inoltre, una fascia di precipitazione intensa che dal Bolognese si estende al Ravennate e parzialmente al Ferrarese. Il sistema, in movimento ciclonico, nel corso della notte va ad interessare tutta la costa. L'ingresso di aria calda sull'Adriatico determina una trasformazione in pioggia molto abbondante sulla fascia costiera tra Ravenna e il Riminese. Nella mattinata del l’1 febbraio le precipitazioni si intensificano soprattutto nella parte centro-orientale della Regione. Inizialmente le più abbondanti interessano il Forlivese ed il Riminese, poi nuovamente in rotazione ciclonica, si estendono al Ravennate, Bolognese e Ferrarese. Nel pomeriggio le precipitazioni insistono sul Bolognese e sul centro-sud della Romagna, mentre sul resto della regione si assiste ad una temporanea tregua, ad eccezione di una fascia di precipitazione che interessa la parte occidentale. Nel corso del pomeriggio l’evento ruota in senso ciclonico interessando anche il Ferrarese e la parte settentrionale della Provincia di Modena e, successivamente, Reggio Emilia.

2 febbraio

Nella notte tra l’1 e il 2 febbraio, un sistema investe la regione da ovest e si estende dalle province occidentali a quelle centrali, mentre ad est le ultime precipitazioni si verificano sulla linea costiera per poi esaurirsi temporaneamente. Nella mattinata del 2 le precipitazioni ricoprono nuovamente l’intero territorio regionale. Nel corso del pomeriggio le nevicate si concentrano nel settore centro-orientale, dove persistono fino alle notte. Fasce di precipitazioni più intense si osservano sul confine fra la Provincia di Bologna e di Ravenna, sul Forlivese e sul Riminese. Dopo qualche ora di pausa nelle prime ore del giorno 3 febbraio, le precipitazioni riprendono in mattinata sul Ravennate e sul Forlivese, per poi estendersi alla provincia di Bologna in tarda mattinata e riposizionarsi in Romagna, dove stazionano fino alla sera.

3-4 febbraio

Un nuovo intenso impulso sopraggiunge nella notte fra il 3 e il 4 febbraio dall’Appennino centro-orientale per poi estendersi anche alle zone di pianura orientale, dove persiste per tutta la mattinata. Le nevicate, che non si erano mai interrotte sul settore meridionale della Romagna neanche nella giornata del 3, riprendono vigore il 4 quando, grazie alle temperature molto basse, si ha la caduta di neve molto leggera, a basso contenuto in acqua, che accumula diverse decine di cm sulla Romagna e 10-20 cm sul Bolognese e ferrarese. Debolmente il fenomeno raggiunge anche le province occidentali, eccetto Piacenza. La precipitazione più intensa si verifica nelle prime ore del 4 sulle province di Forlì-Cesena, Ravenna e Bologna. In mattinata si osservano due fasce di precipitazione con direttrice sud-ovest/nord-est che dal bolognese si estendono al ferrarese, mentre il Forlivese, il Ravennate e il Riminese, rimangono interessati dalle nevicate più intense. La situazione rimane sostanzialmente invariata fino alla sera del 4, con la sola intensificazione dei fenomeni sulla costa nord (da Ferrara a Ravenna). In serata le province interessate maggiormente dalle nevicate più intense sono quelle di Bologna e Ravenna, anche se comunque i fenomeni si presentano dal Parmense alla Romagna.

In particolare in queste due giornate si sono verificate anche, su tutta la linea costiera regionale, mareggiate che hanno prodotto soprattutto fenomeni di erosione di spiaggia con arretramento della linea di riva e in alcuni tratti con conseguente asportazione delle dune realizzate nel periodo invernale a difesa della infrastrutture.

5 febbraio

Nel corso della notte fra il 4 ed il 5 febbraio, due nuclei di precipitazione insistono soprattutto tra il Reggiano e il Parmense e sul Ravennate, mentre in mattinata le ultime precipitazioni si verificano nella zona di confine fra Forlivese e Ravennate, andandosi ad esaurire nel pomeriggio.

A questo punto sembrerebbe finita, invece una buona parte del “nevone” deve ancora cadere. Si tratta solo di una pausa di un paio di giorni, per la Romagna la tregua dura anche meno. Il periodo dal 7 al 12 febbraio 2012 è stato infatti caratterizzato da altri due eventi di precipitazione nevosa che hanno incrementato ulteriormente il manto nevoso depositatosi nei primi giorni di febbraio. Le nevicate hanno insistito particolarmente sull'Appennino Romagnolo dove i disagi già presenti si sono aggravati. Dai dati rilevati dalle stazioni, sommando le precipitazioni precedenti all'evento con quelle relative al periodo in esame, la neve caduta ha raggiunto valori eccezionali. Nella località di Novafeltria si sono superati i tre metri complessivi di neve nell'intero periodo.

7 febbraio

Il giorno 7, nelle prime ore del mattino, la precipitazione si distribuisce sulla fascia centro-orientale della Regione. Successivamente parte della precipitazione si sposta dalla pianura ferrarese e va ad interessare la pianura di Parma e Piacenza, mentre si intensifica in Romagna. In quest’area permane e si intensifica nella seconda parte della mattinata stazionando fino al pomeriggio, dove si esaurisce con le ultime precipitazioni nella parte centro-occidentale.

9 febbraio

Il giorno 9 in tarda serata, le nevicate riprendono nell’area centro-orientale della regione successivamente si intensificano interessando anche la parte centro-occidentale di pianura, mentre abbandonano l’area ferrarese, spinte da flussi provenienti da nord-est.

10 febbraio

Nelle prime ore del 10, le precipitazioni permangono in una fascia estesa che va dall’Appennino Romagnolo alla pianura piacentina e poi , dalle 5 del mattino circa, si ritirano sui rilievi centro orientali e su parte della pianura romagnola, in particolare sulle Province di Forlì-Cesena e Rimini, e verso ovest anche se l’area più colpita rimane la parte centro-orientale della Regione, in particolare l’Appennino. In serata i fenomeni si ritirano nella parte orientale, in particolare nel Riminese e Ravennate e sotto la spinta dei flussi ciclonici si estendono progressivamente (prime ore del giorno 11) a nord intensificandosi nell'area ferrarese e in Romagna.

Il vento freddo del blizzard

Associati alle precipitazioni nevose, si sono registrati, venti da N-NE con intensità medie orarie tra i 25 e i 50Km/h; tale fenomeno ha interessato tutto il settore centro-orientale della regione; le raffiche massime registrate in pianura oscillano tra i 40 Km/h di alcune località di pianura più interne (Bologna ha segnato 51 km/h, Martorano, Cesena, 55 km/h, Imola 50 km/h) fino ai 66 km/h di Ferrara, Rimini, Coriano. Le raffiche di vento si sono progressivamente attenuate nel corso del giorno 11 e dalla sera si è avuta una rotazione del vento che ha iniziato a provenire dai quadranti occidentali (O-NO).Sui rilievi le intensità sono risultate più forti e persistenti: presso il Lago Scaffaiolo al Corno alle Scale, nell'Appennino bolognese, la stazione ha misurato raffiche fino a 98 km/h e vento medio orario superiore ai 70km/h per quasi tutto il giorno 10.

11 febbraio

Nelle prime ore del mattino del giorno 11 si ha un’ulteriore estensione a nord-ovest sul Parmense, mentre le precipitazioni iniziano a ritirarsi progressivamente dall'Appennino. Durante la giornata il sistema si indebolisce progressivamente, si ritira ulteriormente nell’area di pianura. Nel pomeriggio le precipitazioni sono per lo più deboli e sparse. In tarda serata le nevicate riprendono deboli sulla Romagna e sull'Appennino Bolognese.

12 febbraio

Nelle prime ore del giorno, ruotando nuovamente in senso ciclonico, le nevicate si dispongono su Ferrarese e Bolognese e parte settentrionale della Romagna. In mattinata ruotano ulteriormente e si estendono anche a Ovest interessando così buona parte della Regione, in particolare l’area di pianura dove permangono fino circa alle 11. La parte orientale della Regione risulta sempre interessata dai fenomeni più intensi. In seguito, le precipitazioni si ritirano progressivamente da nord-est e si esauriscono a ridosso dell’Appennino Centro-Orientale nel primo pomeriggio.

La neve accumulata dal 31 gennaio al 13 febbraio

Utilizzando ancora i dati di Arpa vediamo ora, in conclusione, quanta neve è caduta complessivamente in tutto il periodo sulla nostra regione. Va precisato che i dati sono ancora provvisori, in quanto sono in fase di validazione, ma i valori, centimetro più centimetro meno, testimoniano l’eccezionalità dell’evento. Per ogni località in cui era presente un osservatore (evidenziati in giallo gli osservatori volontari e in azzurro quelli idrografici), è riportato il totale di neve caduta nei periodi delle singole nevicate e il totale complessivo.

Bologna ha battuto il suo record di neve

Nel capoluogo della regione sono caduti in 24 ore, l’1 febbraio 2012, 45 centimetri di neve. Si tratta di un valore record, che ha superato il record che si era registrato il 29 febbraio 2004, nel corso di un’altra nevicata eccezionale, che durò però solo una giornata. Ma quello che colpisce è la quantità di neve caduta in più giorni consecutivi. Sotto le due torri il febbraio 2012 sarà ricordato come il periodo più nevoso. I 96 centimetri caduti tra l’1 e il 12 febbraio, nel corso di 4 distinte nevicate, surclassano i 75 centimetri del gennaio 1985 e i 63 del febbraio 1956.

Neve caduta in 24 ore

giorno accumulo al suolo (cm)

1 febbraio 2012 45

29 febbraio 2004 42

26 novembre 1977 39

2 marzo 1986 31

10 marzo 2010 28

11 dicembre 1967 28

19 dicembre 2009 26

Neve caduta per più giorni consecutivi

giorni accumuli al suolo (cm)

14-17 gennaio 1985 75

11-15 gennaio 1987 69

10-14 febbraio 1956 63

14-17 dicembre 1963 50

La Protezione Civile in campo

A seguito delle previsioni meteo di Arpa-Centro Funzionale l’Agenzia di Protezione Civile ha emanato, fin dal 30 gennaio, allerte di protezione civile (in totale sono state 11 in tutto il periodo) che hanno consentito agli enti territoriali e alle strutture tecniche competenti di prepararsi all’evento eccezionale. Quando si è concretizzato sul nostro territorio, l’evento è stato inizialmente gestito con l’attivazione dei Piani per la Viabilità predisposti dalle Prefetture. Le conseguenti attività ed azioni sono state quindi decise nell’ambito dei Comitati Operativi per la Viabilità – COV, presieduti dai Prefetti, attivati in tutte le realtà provinciali della Regione.

Mano a mano che l’evento cresceva di intensità e richiedeva quindi l’attivazione di azioni complesse e il coinvolgimento di numerose strutture operative per la salvaguardia della pubblica incolumità, il modello di intervento ha assunto forme più articolate e strutturate.

A livello regionale, presso l’Agenzia di Protezione Civile, è stata potenziata l’attività del Centro Operativo Regionale e, a partire da venerdì 3 febbraio, la sua operatività è stata estesa 24 ore su 24, per tutta la durata dell’emergenza, integrata con la presenza del Volontariato di protezione civile, dei Vigili del Fuoco, del Corpo Forestale dello Stato, del Servizio Geologico Sismico e dei Suoli, del 118, del Servizio Veterinario e, nella fase più acuta, anche di Enel.

Il Centro Operativo Regionale - COR, in questa articolazione integrata, ha assicurato continui contatti con la Sala Italia del Dipartimento nazionale di Protezione civile, con le sale operative territoriali, con i centri di coordinamento attivati localmente, con gli Enti Locali e con le società ed enti di gestione dei servizi pubblici essenziali (Enel, Hera, Telecom) e viabilità (Anas e Società Autostrade). Inoltre il COR ha assicurato la risposta, mediante il numero verde della protezione civile regionale, ai cittadini che si trovavano in difficoltà.

Il coordinamento degli interventi a livello regionale è stato assicurato dal Direttore dell’Agenzia di Protezione Civile, anche sulla base degli indirizzi forniti dal Presidente della Giunta e dall’Assessore delegato, in stretto raccordo con i Prefetti, con i Presidenti delle Province, con il Direttore regionale dei Vigili del Fuoco, con il Comandante regionale del Corpo Forestale dello Stato e con i responsabili dei Servizi regionali interessati.

A livello provinciale i modelli di intervento per il coordinamento delle azioni sono risultati diversi a seconda delle rispettive peculiarità organizzative. Il Prefetto di Forlì-Cesena, considerata la grave situazione in atto, ha attivato il Centro Coordinamento Soccorsi-CCS, per coordinare gli interventi urgenti e disponendo anche l’intervento di reparti speciali dell’esercito.

Il Prefetto di Rimini si è attivato per coordinare gli interventi degli organi dello Stato e fornire supporto agli enti locali: d’intesa con la Provincia di Rimini ha attivato due unità di crisi (Alta Valmarecchia e Valconca), coordinati dalla stessa Provincia.

Il Prefetto di Bologna, oltre all’attivazione del COV, ha convocato un’unità di crisi in relazione ai numerosi blocchi del traffico ferroviario ed alla conseguente necessità di coordinare gli interventi urgenti di assistenza e soccorso, nonché alla situazione di criticità di numerosi comuni della collina e montagna bolognese, interessati anch'essi dalle forti nevicate, richiedendo anche l’intervento di reparti speciali dell’esercito.

Nelle altre Province della Regione sono rimasti operativi per tutta la durata dell’emergenza i COV.

Dall’8 febbraio, data in cui il Presidente del Consiglio dei Ministri ha dichiarato l’eccezionale rischio di compromissione degli interessi primari per le eccezionali avversità atmosferiche, il Capo del Dipartimento nazionale di Protezione Civile ha assunto il coordinamento complessivo degli intereventi a livello nazionale.

L’Agenzia regionale di Protezione Civile ha utilizzato anche tecnologie all'avanguardia, come il sistema nazionale satellitare di protezione civile SkyPlexNet, per dare supporto alle attività di coordinamento dell'emergenza, consentendo di unire virtualmente l’Agenzia con i centri di coordinamento attivati sul territorio. Oltre al collegamento in videoconferenza fra le istituzioni e le strutture operative, il traffico satellitare ha riguardato anche la trasmissione di documenti e l'inoltro di videoriprese in tempo reale dalle zone colpite dall’evento.

L’Agenzia regionale di protezione civile ha emesso e diramato 11 allerte di protezione civile e ha costantemente informato la cittadinanza, sia attraverso comunicati stampa della Giunta regionale, sia attraverso l’aggiornamento continuo del portale web dell’Agenzia.

Le Sale operative di Forlì e Rimini

La straordinaria nevicata che ha interessato il territorio regionale ha determinato la necessità, da parte degli Enti Locali, di attivare strutture di supporto e coordinamento operativo per la gestione dell'emergenza.

Il Centro Coordinamento Soccorsi, attivato presso la Prefettura – Ufficio Territoriale del Governo di Forlì-Cesena sin dalla giornata di mercoledì 1 febbraio, ha effettuato il coordinamento delle risorse dello Stato, della Regione, degli Enti Locali e delle Strutture Operative di Protezione Civile presenti sul territorio provinciale. Di conseguenza, è stata attivata all'interno del C.U.P., Centro unificato di Protezione Civile, di via Cadore a Forlì, una sala operativa, attiva 24 ore su 24 per registrare le segnalazioni dei cittadini, monitorare le attività sul territorio ed aggiornare le richieste dei mezzi e materiali dei vari comuni.

La Sala Operativa Provinciale della Provincia di Rimini in raccordo con la Prefettura – Ufficio Territoriale del Governo di Rimini ha effettuato, sin dalla serata di martedì 31 gennaio, un analogo coordinamento. È stato deciso di ubicare la struttura in 2 sedi differenti, in posizione baricentrica rispetto alle zone di intervento: in Alta Valmarecchia (a cui hanno fatto riferimento i comuni di Casteldelci, Maiolo, Novafeltria, Pennabilli, San Leo, Sant'Agata Feltria, Talamello) e in Valconca (a cui hanno fatto riferimento i comuni di Gemmano, Mondaino, Monte Colombo, Montefiore Conca, Montegridolfo, Montescudo, Morciano di Romagna, Saludecio, San Clemente.

Nel territorio della Provincia di Forlì-Cesena sono stati attivati i Centri Operativi Comunali a supporto del Sindaco nella gestione dell’emergenza a Bagno di Romagna, Cesena, Civitella di Romagna, Dovadola, Forlì, Forlimpopoli, Longiano, Mercato Saraceno, Modigliana, Portico San Benedetto, Predappio, Premilcuore, Rocca San Casciano, Sarsina, Sogliano al Rubicone, Tredozio, Verghereto.

Tutti i comuni hanno effettuato attività di salvaguardia ed assistenza della popolazione anche attraverso l’individuazione di strutture di accoglienza adeguatamente allestite oltre che ripristino della viabilità comunale e monitoraggio della funzionalità dei servizi essenziali nonché delle puntuali criticità rilevate nel proprio territorio. Particolare attenzione è stata prestata dalle amministrazioni al monitoraggio e relativo sgombero neve per rendere accessibili e funzionali le strutture socio-assistenziali (ospedali, case di cura, ecc...) e alle farmacie, alle quali è stata richiesta un’apertura straordinaria.

Gli interventi dei Vigili del Fuoco

Il Corpo Nazionale dei Vigili del Fuoco ha impiegato unità di personale specializzato in servizio presso i Comandi di Forlì Cesena e di Rimini,con l’ausilio di personale proveniente da altre regioni e di personale libero richiamato in servizio. Complessivamente sono stati impiegati circa 140 automezzi, tra cui specifici automezzi attrezzati per la rimozione della neve, motoslitte, autogru, autoscale, fuoristrada e mezzi speciali per la mobilità su terreni innevati. Sono stati effettuati, nelle province di Forlì e Cesena e Rimini, circa 3.800 interventi di soccorso tecnico urgente con preciso ordine di priorità e di diversa tipologia, quali, ad esempio, il soccorso alle persone, i crolli di coperture e capannoni, incendi e fughe di gas, il ripristino di viabilità, la rimozione della neve in condizioni di emergenza, le verifiche statiche delle strutture innevate.

Diversi interventi di soccorso sono stati coadiuvati dall’utilizzo di velivoli del Nucleo Elicotteri di Bologna, che hanno così consentito di raggiungere con celerità zone interne del territorio altrimenti irraggiungibili. Gli stessi elicotteri, ai fini della pianificazione della logistica dei soccorsi, sono stati impiegati anche per attività di ricognizione delle vaste aree interessate dall’evento.

Il lavoro del Corpo Forestale dello Stato

Il Corpo Forestale dello Stato ha messo a disposizione mezzi e personale specializzato, potenziando l’organico dei Comandi stazione del territorio maggiormente interessato dall’evento: sono stati impiegati oltre 150 unità di personale per il controllo generale del territorio e per i soccorsi urgenti, con particolare riferimento alle aree marginali ed ai soccorsi in luoghi isolati.

È stato impiegato personale specializzato, quali esperti e previsori per neve e valanghe, operatori specializzati per l’impiego di mezzi in ambiente innevato e specializzati in soccorso alpino. Grazie al contributo dei previsori neve, che hanno misurato specifici parametri del precipitato, è stato possibile computare il peso dei sovraccarichi sui coperti di edifici e capannoni, fondamentale nelle verifiche strutturali degli stessi manufatti.

Complessivamente sono stati impiegati 44 mezzi operativi, tra cui motoslitte e altri mezzi speciali, alcuni dei quali provenienti dalla Regione Veneto e dalla Regione Umbria. Tali Comandi regionali del Corpo Forestale dello Stato hanno infatti contribuito con l’invio di personale altamente qualificato e dotato di mezzi specialistici.

È stato dislocato un elicottero NH 500 del Corpo Forestale dello Stato presso l’aeroporto dell’Aereonautica Militare di Pisignano-Cervia, che è stato impiegato per le attività di ricognizione delle aree interessate dall’emergenza, di assistenza alla popolazione (trasporto viveri e medicinali a nuclei familiari isolati), di assistenza agli allevamenti zootecnici (trasporto cibo e medicinali) e, su richiesta della Provincia di Forlì-Cesena, di assistenza alla fauna selvatica (trasporto di balle di fieno e loro dislocazione in specifici luoghi abitualmente frequentati dalla fauna selvatica).

Inoltre il Corpo Forestale dello Stato, in attuazione delle ordinanze prefettizie di interdizione alla circolazione dei mezzi pesanti, ha svolto servizi di polizia stradale e di pronto intervento presso alcuni ingressi delle autostrade A1 e A14 e della superstrada E 45.

L’intervento dell’Esercito a Forlì-Cesena, Rimini e Bologna

L’intervento di uomini e mezzi dell’Esercito Italiano, richiesto e coordinato dalle rispettive Prefetture, ha interessato le Province di Forlì-Cesena, Bologna e Rimini. Nel Comune di Bologna e in alcuni comuni della Provincia sono intervenuti 65 uomini, tra Ufficiali, Sotto Ufficiali e graduati con 5 mezzi sgombraneve, 1 piattaforma aerea e 8 autocarri. Nelle Province di Forlì-Cesena e Rimini hanno operato alcuni mezzi speciali dell’Aeronautica Militare e del Genio Guastatori, messi a disposizione tramite il coordinamento del Dipartimento nazionale della Protezione Civile.

Le azioni sanitarie: 118, sanità pubblica e Servizio Veterinario

L’attività della funzione Sanità si è distinta nelle sue tre componenti: Area 118, Servizio Veterinario e Sanità pubblica. Per tutta la durata dell’evento si è registrato un generale incremento delle chiamate al 118 (+ 2.318, pari a + 15% rispetto allo stesso periodo del 2011) e degli interventi dei mezzi di soccorso (+1.721 pari a +13%). L’incremento maggiore si è avuto nella centrale unica della Romagna che ha aumentato di oltre un quarto la propria attività.

In particolare nel periodo 1-3 febbraio è stato osservato un aumento del 115 % dei servizi di soccorso effettuati dal 118 per traumatismi correlati a neve e ghiaccio. Successivamente il fenomeno si è attenuato e per l’intero evento l’incremento di tali patologie è risultato del + 20%. In base a valutazioni più approfondite svolte sull’area di Bologna si è osservato anche l’aumento (+ 31 %) dei casi di chiamate al 118 per “dolore toracico”, verosimilmente correlabili a problemi cardiaci.

Le centrali operative hanno provveduto ad attivare soluzioni organizzative che hanno consentito di far fronte all’aumento di attività e al deterioramento delle condizioni di percorribilità delle strade.

Il Servizio Veterinario della Regione Emilia-Romagna ha operato anche garantendo la presenza presso il Centro Operativo regionale dell’Agenzia di Protezione Civile, nelle attività relative all’assistenza, salvaguardia, tutela del patrimonio zootecnico dell’area colpita dall’evento. Inoltre ha fornito consulenza rispetto all’approvvigionamento alimentare delle strutture di ricovero e cura.

Sul territorio le AUSL di Rimini, Cesena, e Forlì hanno individuato veterinari di riferimento per l’emergenza. Le attività svolte dal Servizio Veterinario regionale sono state le seguenti:

  • fornire indicazioni agli operatori del settore zootecnico riguardo al trasporto, l’alimentazione, l’accudimento degli animali durante l’evento, la messa in sicurezza delle strutture di ricovero;

  • identificazione delle priorità su cui indirizzare gli aiuti durante l’evento;

  • risoluzione delle problematiche di igiene urbana veterinaria (controllo cani vaganti, soccorso canili);

  • valutazione dei danni a seguito dell’evento, soccorso ad animali incidentati, smaltimento delle carcasse, valutazione di presenza di materiali pericolosi in seguito ai crolli.

La Direzione Generale alla Sanità e alle Politiche Sociali ha fornito alle Direzioni generali delle Aziende USL di Forlì, Cesena e Rimini indicazioni operative regionali riguardanti gli interventi da effettuare presso gli allevamenti zootecnici in cui ci fossero animali da soccorrere o carcasse da rimuovere e/o in cui vi fossero capannoni interessati da crolli o lesioni.

Il ruolo del Servizio Tecnico di Bacino Romagna e del Servizio Geologico Sismico e dei Suoli

Il Servizio Tecnico di Bacino Romagna ha svolto l’attività relativa ai sopralluoghi di verifica dell’agibilità degli edifici ai carichi di neve. L’attività è stata condotta in stretto raccordo con i centri di coordinamento attivati sul territorio. Il Servizio ha incaricato 12 collaboratori divisi in 6 squadre: 1 squadra sulla Valconca, 1 sulla Valmarecchia, 2 sul Cesenate e 2 sul Forlivese.

Il Servizio ha fornito criteri tecnici e di comportamento per l’attività relativi al peso della neve per centimetro di altezza, ai sovraccarichi previsti dalle norme e ad alcune valutazioni circa le coperture in cemento armato, legno ed acciaio. Particolare attenzione è stata posta per le strutture leggere e di grandi dimensioni in acciaio. I sopralluoghi sul territorio si sono svolti in stretto raccordo con i Comuni. L’attività svolta quotidianamente è stata monitorata e coordinata direttamente dal Centro Coordinamento Soccorsi presso la Prefettura di Forlì-Cesena ed in via telematica con le unità di crisi della Provincia di Rimini.

Alla data del 13 febbraio, sono stati effettuati 84 sopralluoghi, di cui 56 in 13 Comuni della Provincia di Forlì-Cesena e 29 in 11 Comuni della Provincia di Rimini. Sono state verificate 85 strutture: 25 edifici scolastici, 18 sedi istituzionali (Municipi e altri edifici pubblici strategici), 13 Caserme, 8 edifici di culto e 21 strutture private.

Il Centro Operativo Regionale della Protezione Civile si è avvalso, per tutta la durata dell’emergenza della collaborazione di funzionari del Servizio Geologico Sismico e dei Suoli per la registrazione in apposito data base delle segnalazioni di danni e di richiesta d’intervento con mezzi e materiali indirizzate all’Agenzia dagli Enti del territorio.

Il grande impegno dei volontari della Protezione Civile

Il Volontariato di Protezione Civile della Regione Emilia-Romagna è stato impegnato nell’emergenza a partire da martedì 31 gennaio. Considerato che l’evento si è manifestato in termini più acuti sulle Province della Romagna, è naturale che il personale maggiormente coinvolto sia stato quello romagnolo, ma va sottolineato che hanno contribuito attivamente anche volontari provenienti dagli altri Coordinamenti Provinciali e dalla maggior parte delle Associazioni Regionali.

Sono state coinvolte alcune centinaia di Volontari, per una copertura di oltre 4.800 turni. Sono stati impiegati un centinaio di mezzi operativi e diversi mezzi speciali della colonna mobile regionale. A ciò va aggiunto il prezioso contributo proveniente da altre Regioni e Province Autonome, che si traduce nel supporto dicirca un centinaio di operatori specializzati provenienti dalla Provincia Autonoma di Trento e 35 Alpini della Regione Lombardia, che hanno operato per diversi giorni nel territorio regionale. I volontari hanno svolto attività di ogni genere, di coordinamento e supporto: dall’assistenza ai passeggeri dei treni coinvolti nei blocchi del traffico ferroviario a quella per i camionisti bloccati sulle autostrade; dal supporto alla polizia stradale per far rispettare le limitazioni del traffico a quello ai Vigili del Fuoco per il soccorso nei centri abitati; dallo sgombero neve ed apertura varchi verso abitazioni isolate alla rimozione di alberi e rami caduti; dalla distribuzione di medicine, viveri e bombole del gas al trasferimento di persone verso gli ospedali.

Il contributo delle Province Autonome di Trento e Bolzano e della Regione Valle d’Aosta

Dalla Provincia Autonoma di Trento sono giunti, sul territorio delle Province di Rimini e Forlì Cesena, diversi contingenti di mezzi speciali, operatori e tecnici specializzati. Complessivamente hanno operato nei Comuni dell’Alta Valmarecchia e della Valconca, in Provincia di Rimini, e nella Provincia di Forlì-Cesena, 8 turbine, 3 motoslitte, 3 bobcat, 1 bruco e 1 gatto delle nevi e 8 piattaforme per il disgaggio dei tetti. Il contingente di operatori e tecnici specializzati ammonta, complessivamente a 140 unità e comprende Vigili del Fuoco, tecnici ed ingegneri dei Servizi gestione strade, Prevenzione rischi, Antincendi, volontari della Croce Rossa e dei Nu.Vol.A. Dal 5 febbraio hanno operato anche, presso i Comuni più colpiti della Provincia di Forlì-Cesena, 8 Vigili del Fuoco della Provincia Autonoma di Bolzano con 1 turbina, 1 pala gommata, 1 bobcat con motore gru, 1 camion ribaltabile con rimorchio. Queste attrezzature sono state integrate il 12 febbraio da un secondo contingente composto da 1 turbina, 1 autocarro, 3 Manitou da neve, con rispettivi operatori.

La Regione Valle D’Aosta ha reso disponibili 2 mezzi battipista che sono giunti nelle Province di Rimini e Forlì-Cesena l’11 febbraio. La colonna dei mezzi era composta da 1 autoarticolato, 1 autocarro 4x4 con gru, 1 autocarro 6x6, 1 range rover con scorta tecnica, 1 range rover con officina e 10 operatori (7 tecnici di protezione civile e 3 volontari dei Vigili del Fuoco).

Le Province e i Comuni all’opera

Le Province hanno impiegato sul proprio territorio tutti i mezzi e gli uomini previsti dai rispettivi Piani Neve. In particolare la Provincia di Rimini ha potuto disporre di 60 mezzi sgombraneve e 2 turbine previsti nel Piano Neve standard, ai quali ha aggiunto ulteriori 27 mezzi sgombraneve, i mezzi speciali procurati con il concorso del Sistema nazionale di Protezione Civile coordinato dal Dipartimento nazionale, oltre a 5 turbine a mano fornite dall’Agenzia regionale di protezione Civile. Analogamente, la Provincia di Forlì-Cesena ha potuto disporre di 110 mezzi sgombraneve previsti nel Piano Neve standard, ai quali ha aggiunto ulteriori 40 mezzi sgombraneve e, mezzi speciali procurati con il concorso del Sistema nazionale di Protezione Civile coordinato dal Dipartimento nazionale, oltre a 2 turbine semoventi e 5 turbine a mano fornite dall’Agenzia regionale di protezione Civile.

Anche la Provincia di Ravenna ha attivato il Centro Coordinamento Soccorsi presso la Prefettura, al fine di seguire costantemente la situazione, particolarmente critica nei comuni di collina, e coordinare la gestione delle risorse umane e materiali. In tutte le Province della Regione sono rimasti operativi per l’intera durata dell’emergenza i COV. Le Province di Modena, Parma e Reggio Emilia hanno collaborato garantendo un supporto, con la presenza di propri funzionari, presso i centri di coordinamento attivati nei territori di Rimini e Forlì-Cesena e del Centro Operativo regionale.

Nei Comuni l’evento ha provocato danni e criticità su strutture, sulla fornitura di servizi essenziali, sulla viabilità e ha comportato l’evacuazione di diversi nuclei familiari. Sono state attivate le necessarie misure di assistenza alla popolazione sia attraverso l’allestimento di Centri di accoglienza in strutture comunali sia attivando altre strutture ricettive per alloggiare le persone evacuate che non disponessero di altra autonoma sistemazione.

Gli Enti Locali hanno attivato strutture di supporto e coordinamento operativo per la gestione dell'emergenza, a livello comunale i Centri Operativi Comunali (C.O.C.). Tutti i Comuni hanno effettuato inoltre il ripristino della viabilità comunale e monitoraggio della funzionalità dei servizi essenziali nonché delle puntuali criticità rilevate nel proprio territorio.

La conta dei danni

Si è verificata l’interruzione temporanea della fornitura servizi pubblici essenziali, quali energia elettrica, gas, acqua e telefonia. In particolare per Enel fino a 1.000 utenze disalimentate per singolo Comune. I comuni più colpiti sono stati: Misano, Saludecio, Poggio Berni, Montefiore Conca, Gemmano, Coriano, Montegridolfo, Sarsina, Roncofreddo, Cesena, Gambettola, Mercato Saraceno, San Clemente, Monte Colombo, Rimini, Novafeltria, Talamello, Copparo. PerHera servizio idrico i comuni più colpiti dalle interruzioni di fornitura sono stati Sant’Arcangelo di Romagna, Torriana, S. Leo, Riccione, Casteldelci, Novafeltria, Pennabilli, oltre a 40 casi in Provincia di Bologna. Per la telefonia la zona dell’Alta Valmarecchia è stata la più colpita da interruzione della linea Telecom mobile.

I maggiori danni alle strutture si sono registrati a causa dell’eccessivo carico della neve.

Nel territorio di Forlì-Cesena si è registrato il crollo di due strutture sportive. Nel territorio di Rimini si è registrata la temporanea inagibilità di 8 scuole per inaccessibilità alle vie ed uscite di sicurezza. Particolarmente rilevanti le segnalazioni di criticità riguardanti gli allevamenti zootecnici.

I problemi principali sono stati relativi a crolli totali e parziali dei capannoni di ricovero ai quali si sono aggiunti casi di difficoltà nel rifornimento di mangime dovute al difficile accesso alle strutture da parte dei mezzi adibiti al trasporto mangime. In due capannoni si è registrata mortalità di animali per mancanza di energia elettrica. Tra le province di Forlì-Cesena e Rimini sono stati una novantina i capannoni coinvolti da crolli e danni, causando la morte in totale di oltre 240.000 animali (oltre 234.000 pollame, 6000 suini, 400 conigli, una sessantina tra bovini e ovini).

Le criticità della viabilità e sulle ferrovie

L’evento ha provocato naturalmente interruzioni alla viabilità principale e secondaria. Il tratto autostradale A14, dove le nevicate sono risultate più abbondanti, è risultato il più critico a livello regionale. I tratti tra Cattolica e Ancona in direzione sud e tra Pesaro e Rimini in direzione nord sono rimasti chiusi al traffico il giorno 11 febbraio per qualche ora durante il periodo di maggior intensità delle nevicate. Nei tratti autostradali della A1, A13, A15, A21 e A22 si sono verificati rallentamenti e traffico intenso fino a registrare codici rossi al limite della possibile percorribilità a causa delle intense nevicate.

La strada statale che è stata chiusa al traffico in più tratti e per periodi più lunghi è la strada statale E45, soprattutto per permettere le operazioni di rimozione della neve. Nella notte del 1 e 2 febbraio una quarantina di persone sono rimaste bloccate all’interno dei propri mezzi sulla E45. Proprio per ridurre il traffico sulla E45 è rimasto chiuso per diversi giorni il casello autostradale della A14 Cesena Nord in uscita. Anche la strada statale ss 9 Romea è stata chiusa al traffico in diversi tratti soprattutto durante il primo evento di neve che ha colpito maggiormente la Provincia di Ferrara.

I maggiori disagi per la viabilità provinciale e comunale si sono registrati nella fascia appenninica della provincia di Forlì Cesena e Rimini con frazioni isolate poiché alcune strade secondarie risultavano impraticabili anche dagli automezzi. Tra il 9 e il 10 febbraio sono state chiuse al traffico 14 strade provinciali nel territorio montano della provincia di Forlì-Cesena e 10 strade provinciali nell’Alta Valmarecchia e Valconca provincia di Rimini.

Le condizioni meteorologiche hanno determinato criticità anche alla circolazione dei treni dovute all’accumulo di neve sui binari e alla formazione di ghiaccio sulla linea elettrica. Il Gruppo ferrovie dello Stato ha mantenuto operative tutte le linee locali regionali dell’Emilia Romagna seppur riducendo il numero dei treni e registrando ritardi anche di due ore sulle corse.

Si sono verificati anche blocchi di convogli con passeggeri a bordo per guasti alle locomotrici. Il giorno 1 febbraio si è verificato un blocco di un treno tra Forlì e Forlimpopoli in direzione Ancona per più di 6 ore con 600 passeggeri a bordo. Le ferrovie hanno risolto i disagi garantendo il trasporto dei passeggeri in altri treni o con trasferimenti mediante pullman. Per blocchi prolungati le Ferrovie dello Stato hanno richiesto al COR ed alle prefetture interventi urgenti per assistenza ai viaggiatori.

Gli evacuati

Il più elevato numero di persone evacuate è stato registrato nelle Province di Forlì-Cesena e Rimini nella giornata del14 febbraio 2012 (397), alcune delle quali assistite nei centri di accoglienza allestiti in strutture comunali, altre alloggiate in strutture ricettive e sanitarie; la maggior parte (273) hanno trovato sistemazione presso amici e parenti.

Dopo i disagi ai treni annunciata una “nuova gara”

I disagi subiti in particolare dagli utenti dei treni nei giorni dell’emergenza maltempo hanno portato a provvedimenti da parte della Regione. L’assessore ai Trasporti, Alfredo Peri, intervenendo nell’audizione sulla situazione delle ferrovie in Emilia-Romagna con l’emergenza maltempo (circa 2000 treni soppressi fino al 24 febbraio), indetta dalla Commissione consiliare Territorio, ambiente, mobilità, ha annunciato una nuova gara per l’affidamento del servizio ferroviario regionale, oltre alla conferma delle sanzioni alle aziende di trasporto ferroviario. È necessaria una nuova gara “che obblighi i futuri gestori del servizio ferroviario regionale a fare investimenti sul materiale rotabile, e dunque a comprare treni nuovi”,, ha detto Peri. Peri ha anche annunciato un report che la Regione sta costruendo sui disservizi che si sono verificati nei giorni dell’eccezionale ondata di neve e gelo.

Ha poi evidenziato l’informazione “assolutamente inadeguata” per i viaggiatori, la necessità di “ritarare, tra tutti i soggetti competenti, la gestione dell’emergenza” e il materiale rotabile troppo vecchio attualmente in circolazione. “Quando a giugno scadrà il contratto di servizio con il Consorzio trasporti integrati non verrà prorogato – ha detto l’assessore –. Lavoriamo per indire una nuova gara. Una gara europea in cui, chi vorrà concorrere, dovrà essere in grado di investire, in caso di aggiudicazione, risorse importanti per comprare treni nuovi. Non c’è altra soluzione – ha concluso Peri – per costruire un sistema ferroviario regionale realmente affidabile”.

Il presidente Errani: “Cittadini e istituzioni hanno lavorato bene insieme”

“Siamo già in grado di dare un giudizio equilibrato, basato su dati di fatto, rispetto a quanto è accaduto. – ha scritto il presidente della Regione, Vasco Errani, in un intervento sul suo sito web -. La valutazione non può che partire da un riconoscimento diffuso verso il sistema integrato di protezione civile. Se qui la macchina si è messa in moto tempestivamente è perché cittadini e istituzioni hanno lavorato bene insieme. Tutti, dai sindaci ai presidenti di Provincia, dai volontari a tutte le forze dell’ordine, dal Corpo forestale alla Polizia ai Vigili del fuoco e agli Alpini, dall’Esercito ai prefetti con cui abbiamo fatto innumerevoli riunioni di coordinamento, all’Arpa che ha dato buona prova di sé, alla nostra Protezione civile– ha aggiunto il presidente Errani nel suo commento -. Insieme ai presidenti delle Province autonome di Trento e Bolzano, con grande tempestività abbiamo mosso le turbine, strumenti decisivi, abbiamo messo in campo i gatti delle nevi e le slitte. Sono stati utilizzati tutti gli strumenti della comunicazione, da Facebook a Twitter ai siti web agli sms. Certo, tante cose vanno migliorate e vogliamo lavorare anche per questo, per dare alla Protezione civile la capacità di intervenire decisamente nelle situazioni che le sono proprie, anche modificando attuali meccanismi legislativi che non funzionano. Si tratta di un tema cruciale per il nostro Paese, un nodo strategico per cui sono necessarie chiare linee di governo e un investimento nazionale: solo con le nostre forze non possiamo compiere quel salto di qualità che la situazione richiede”.

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IL BURIAN DEL 1996 IN ITALIA

Dicembre 1996: una delle più belle irruzioni di aria fredda da Nord Est (Burian)

Nel semestre freddo, l’aria a contatto con le grandi pianure russe tende a raffreddarsi notevolmente, aumentando di conseguenza la sua densità. Si origina spesso così un anticiclone termico con elevati valori di pressione. Talvolta nella stagione invernale, l’Italia è influenzata da questa figura che fa affluire sul nostro paese aria molto fredda e secca, facendo così scendere notevolmente le temperature. È quello che è successo alla fine del 1996 sul Centro Nord italiano e marginalmente al sud. Come potete notare dalla piccola cartina e dall’immagine satellitare a sinistra, aria fredda e secca da est contrasta con quella più calda e umida del bacino del Mediterraneo, formando un modesto centro depressionario sul Centro-Nord.

Qui le temperature per alcuni giorni si sono mantenute sotto le zero anche durante le ore di sole, con minime che hanno toccato i –15 °C nella pianura padana centro orientale.Intenso Burian il giorno 27 (vedi isobare e isoipse nelle figure sottostanti), con isoterma a 850hPa di -10°C abbondantemente al largo del Mar Tirreno.Abbondanti le nevicate tra il 28 e il 29 Dicembre sull’Italia centrale tirrenica, sfiorando Roma Nord fino ad Arezzo.In particolare registrati in Umbria tra Orvieto e Perugia fino a 50 cm di neve. È stata l’ultima grande invasione d’aria fredda continentale del secolo scorso.Le mappe che seguono (e che potete trovare nel nostro archivio storico) mostrano in sequenza, da sinistra a destra e dall'alto in basso: pressione e geopotenziale a 500hPa il 27, 28 e 29.


 
 
 

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