A SPASSO FRA L'ARTE
- FRED
- 4 dic 2016
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SPLENDORE DEL '400 DI GIOVANNI DAL PONTE.
Il protagonista dell'Umanesimo dal 22 novembre a Firenze
FIRENZE - Dall''Incoronazione della Vergine', splendido trittico appena restaurato, all'imponente pala dell''Annunciazione e quattro santi', i capolavori di Giovanni dal Ponte, affermato rappresentante dell'arte toscana del primo '400, sono riuniti in una grande monografica allestita a Firenze dal 22 novembre al 17 marzo, negli spazi della Galleria dell'Accademia. Circa 50 opere, molte delle quali provenienti dai maggiori musei italiani e del mondo, raccontano e fanno riscoprire le meraviglie del tardo-gotico fiorentino.
Intitolata 'Giovanni dal Ponte (1385 - 1437/38). Protagonista dell'umanesimo tardo gotico fiorentino' l'importante rassegna ha infatti lo scopo sia di colmare una carenza di studi e conoscenza dell'artista sia di favorirne una classificazione critica più adeguata, dal momento che è ormai accertato che il dal Ponte occupò un ruolo non marginale negli sviluppi della pittura fiorentina del primo Rinascimento, soprattutto per la creazione di un linguaggio individuale ed estroso, aggiornato sull'attività dei maestri attivi a Firenze in quell'epoca, da Gherardo Starnina a Lorenzo Monaco e Lorenzo Ghiberti fino a Masaccio, Masolino e Beato Angelico. La mostra è stata curata da Angelo Tartuferi e Lorenzo Sbaraglio, autori di una straordinaria selezione attraverso la quale è possibile ricostruire l'intera produzione di Giovanni di Marco, detto dal Ponte, dagli esordi alla felice maturità .
La formazione artistica del pittore prende avvio probabilmente in una bottega di tradizione trecentesca, ma viene in particolare influenzata da Gherardo Starnina, il quale, tornato dalla Spagna, introduce a Firenze un'interpretazione esuberante e profana della pittura tardogotica. A documentare questo forte influsso è il trittico del Museo di San Donnino a Campi Bisenzio, realizzato per la chiesa di Sant'Andrea a Brozzi. Il dipinto è stato per lungo tempo riferito a un ipotetico 'Maestro dell'Annunciazione di Brozzi', ma sembra che esso documenti gli esordi di Giovanni dal Ponte intorno al 1410, con riflessi assai spiccati dell'attività di Gherardo Starnina. E' invece la lezione del Masaccio a ispirare lo stile di Giovanni di Marco nei due decenni successivi, come testimonia la ricostruzione in mostra di un complesso polittico, da tempo smembrato, con le singole tavole conservate in diversi musei.
Dal Fitzwilliam Museum di Cambridge, in primo luogo proviene la 'Madonna col Bambino in trono', che aveva in origine posizione centrale, affiancata dai santi Giovanni Battista e Pietro, Paolo e Francesco d'Assisi, concessi in prestito dal Museo Bandini di Fiesole. Per l'occasione è arrivata dagli Uffizi anche la predella, raffigurante, tra gli altri soggetti, alcune scene dalla vita di San Pietro, oltre a San Tommaso e San Giacomo maggiore,Luca e Giacomo minore, Andrea e Giovanni evangelista, Matteo e Filippo. Dal 1427 circa, Giovanni dal Ponte è in società con il pittore Smeraldo di Giovanni, insieme al quale si specializza nella fornitura di cassoni dipinti, un genere di grandissimo successo nella Firenze di inizio '400. Tra gli esemplari più belli di questa produzione si annovera il fronte di cassone conservato al Museo Civico 'Amedeo Lia' di La Spezia.
Il grande trittico con l' 'Incoronazione della Vergine e quattro santi' della Galleria dell'Accademia, ha beneficiato (come un buon numero di altri dipinti), di un restauro appositamente eseguito per la mostra, recuperando splendidamente i suoi valori disegnativi e pittorici. Il bellissimo tappeto su cui poggiano i sacri personaggi, che era di un colore scuro, è stato rivelato dalla pulitura di un verde brillante, su cui campeggiano i ricchi racemi dorati. Anche il gradino di base era stato nei secoli completamente ricoperto dalla sporcizia e dalle ripassature, svelando invece bellissimi brani di naturalismo pittorico. Senza contare che in concomitanza dell'esposizione entra definitivamente nelle collezioni museali la tenera e luminosa 'Madonna col Bambino in trono', proveniente dalla chiesa di Badia nel cuore di Firenze.
L'ultima fase dell'attività del pittore è documentata in mostra da una serie di opere datate, che testimoniano il raggiungimento di un linguaggio molto personale, caratterizzato da forme ampie e solenni, tra cui figurano il luminoso e neo-trecentesco trittico con l''Annunciazione e quattro santi' e la grandiosa pala della 'Madonna col Bambino, sei santi e una donatrice' (1434).

MUSEI VATICANI (CITTA' DEL VATICANO) - I mille volti del popolo dolente, dei mendicanti, degli infermi, dei poveri e dei ricchi intorno alla luce del Gesù nella celeberrima Stampa dei cento fiorini, la tristezza del Giove anziano che spia la carnale vitalità della giovane Antiope addormentata, le citazioni barocche nella Morte della Vergine, gli autoritratti, con quello sguardo fiero che siamo abituati a conoscere. Nei 500 anni dalla Riforma e fortemente voluta nella strada del dialogo tra cattolici e protestanti, arriva per la prima volta ai Musei Vaticani il genio di Rembrandt, con una piccola, splendida mostra che da oggi al 26 febbraio racconta l'infinita maestria del pittore di Leida per le acqueforti, tecnica nella quale raggiunse livelli insuperati. In tutto 53 incisioni, due lastre in rame e due dipinti (ma uno è l'autoritratto ottocentesco di un altro abilissimo pittore e incisore, lo svedese Zorn dalla cui strepitosa collezione arrivano molte delle opere esposte) in un allestimento intimo e prezioso curato dall'architetto Roberto Pulitani negli appartamenti di Pio V, ad un passo dalle Stanze di Raffaello e dalla Cappella Sistina di Michelangelo. Tanti piccoli grandi capolavori da ammirare a lungo e con pazienza, aiutati da una lente d'ingrandimento (viene fornita all'entrata), scoprendo con sorpresa particolari sempre nuovi. Le scene sono in gran parte mutuate dalla Bibbia, di cui il protestante Rembrandt era un profondo conoscitore, fitte di particolari, di segni, di emozioni, nei volti, ma anche nelle atmosfere, come nel Cacciatore di Topi, avvolto dalla cupezza della peste nera che in quegli anni flagellava l'Europa. Piccoli quadri compiuti dove la capacità del maestro di restituire la vita segreta delle cose "tocca livelli preclusi anche alla pittura", come spiega il direttore dei Vaticani Antonio Paolucci, introducendo la rassegna che questa sera verrà inaugurata alla presenza della Regina Silvia di Svezia e della Principessa Beatrice dei Paesi Bassi. Aperta a poche settimane dalla visita di Papa Francesco che ha presenziato alla Preghiera Ecumenica Comune in Svezia in occasione della commemorazione della Riforma, "Rembrandt in Vaticano - Immagini fra cielo e terra", curata da Johan Cederlund, direttore del museo Zorn (Svezia) e da Arnold Nesselrath, delegato per i dipartimenti scientifici ed i laboratori dei Musei Vaticani, è stata resa possibile dai prestiti del museo svedese, dal quale provengono le 53 acqueforti, e della Collezione Kremer di Amsterdam, da cui, insieme con le due lastre in rame che qui finalmente si ricongiungono con le loro stampe, arriva anche l'unica tela di Rembrandt presente in mostra, il Busto di uomo anziano con turbante che il grande olandese dipinse giovanissimo nel clima oppressivo della sua città , Leida, dilaniata dallo scontro tra protestanti tolleranti e ortodossi. E d'altra parte tutta la vita di Rembrandt, come ricorda Padre Brian Farrell del Pontificio Consiglio per la promozione dell'unità dei cristiani, "è stata fortemente influenzata dai forti scontri sociali e religiosi che accompagnarono la Riforma. Lui, che aveva un padre protestante e una madre di origine cattolica - ricorda - visse in un'epoca di guerre confessionali, controversie ideologiche, agitazioni sociali e politiche". Ma nell'anniversario dei 500 anni dalla pubblicazione delle 55 tesi di Lutero (1517), prosegue, la mostra allestita al Vaticano sottolinea oggi "lo spirito di reciproco avvicinamento che ha sostituito l'antagonismo del passato". Rembrandt l'acquafortista, fa notare Paolucci, era già arrivato a Roma, in una grande mostra allestita nel 2008 alle Scuderie del Quirinale. Ora torna ai Musei Vaticani (che tra i loro tantissimi capolavori non posseggono neppure un'opera del maestro olandese), "nel cuore del cattolicesimo romano, accanto ai capolavori della statuaria classica, accanto a Michelangelo e a Raffaello, accanto agli autori e alle opere che rappresentano per lui, il protestante di Leida, l'altra faccia della luna"